Quante volte ti capita di pensare: e se cade? E se si sente male? E se diventa aggressivo? E se …
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Sicuramente tantissime volte, forse troppe volte!
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Succede perché la paura che accada qualcosa al malato di demenza è sempre nella tua mente, gira e rigira lì e come una calamita potentissima che attira costantemente la tua attenzione. Ti preoccupi perché il malato di demenza è una persona molto fragile e qualsiasi problema, come una caduta o un ricovero o altro può avere conseguenze importanti. È comprensibile, pienamente condivisibile!
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Ma come ti senti pensando continuamente a questi “se”? Quasi sicuramente ansioso, inquiet@, irrequiet@, come i miei clienti, che, all’inizio del loro percorso “MIAMO&MIPRENDOCURADITE”, si sentono trascinati e angosciati da questo turbinio di pensieri.
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Non un granché, quindi, perché vivere costantemente con l’ansia che succeda qualcosa non è un bell’affare.
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Me lo ripetono tante volte i miei clienti, perché ne sono consapevoli e vogliono essere aiutati proprio perché tutto questo li priva di tantissime energie e li appesantisce nel corpo e nella mente.
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Ecco allora che già dal primo incontro imparano a riprendere il timone di se stessi, lasciando andare i pensieri ed evitando di costruire storie su di essi. Come? Rimanendo focalizzati sul presente e “imponendo” a se stessi di rimanere nel “qui ed ora”. Hai letto bene: imponendo, perché all’inizio è molto difficile e quindi bisogna imporselo, come quando sei a dieta e ti imponi di non mangiare questo o quello. Ma è difficile? Sì, ed è per questo che iniziano dal primo incontro e continuano per tutta la durata del percorso e oltre.
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Perché è la determinazione e la pratica che fanno la differenza non la sola consapevolezza.
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Vivere con il timore che possa succedere sempre qualcosa è una gabbia che crea solo malessere, perché non permetterà a te di avere quelle energie e quella forza per affrontare le difficoltà che la malattia del tuo Caro comporta e di investire nei tuoi personali progetti, e perché inciderà negativamente sulla qualità della vita del malato, perché sarà costretto ad evitare le innumerevoli situazioni potenzialmente pericolose che “forse” non succederanno mai.
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